Pasqua! Festa della “gioia” con la processione di Cristo Risorto!

Statua Cristo Risorto-1Dal 2017 è ritornata a Grottaglie la processione di Gesù Risorto a cura della Parrocchia del Carmine e della omonima Confraternita reduce dal pellegrinaggio dei bbubbli bbubbli per le chiese del centro storico agli Altari della Reposizione. Una processione che fino agli anni ’90, nel pomeriggio della Domenica di Pasqua, rincuorava la gente che aspettava nelle strade per veder passare la processione di Cristo Risorto. Una ricorrenza gioiosa come la Resurrezione, dopo aver trascorso una settimana di mestizia, dolore e contrazione per aver partecipato ai Sacri Riti della Settimana Santa. La processione, da sempre appannaggio della Confraternita del Carmine e dei Carmelitani, attraversava le vie della città con il simulacro del Cristo Risorto realizzato a Napoli nel 1779 per conto della stessa Congrega. La statua, una scultura in legno verniciata con un corpo di uomo seminudo ma avvolto da un lungo lenzuolo azzurro, poggia su una nuvola colorata di grigio con lo sguardo rivolto al popolo e, nella mano sinistra, ha la bandiera della salvezza, come se fosse imminente la partenza dopo aver salutato tutti a fine della festa. Anche se questa processione non rientra tra quelle più importanti del paese, la comunità carmelitana ha sempre dimostrato di essere presente numericamente all’evento pasquale sia come confraternita che come popolo di Dio. Nelle prime ore pomeridiane della Domenica di Pasqua la piazzetta antistante la Chiesa del Carmine si riempie di gente; l’attesa è motivo di scambio di auguri, di conversazione e di commenti alla Settimana Santa trascorsa. I confratelli con l’abito di rito piegato nella sacca di panno bianca si portano nell’Oratorio confraternitale per la vestizione. In passato le Suore del Carmine man mano che i bambini arrivavano cercavano di dare istruzioni su come dovevano comportarsi in processione; giovani e adulti dei vari gruppi di Azione Cattolica facevano capannello attorno alla propria bandiera sociale. Finalmente, oggi come ieri, da lontano si sentono le note a festa della banda musicale che arriva e di colpo si apre un varco nella folla in modo che può arrivare davanti alla chiesa. Le campane cominciano a suonare per avvisare la gente che il tempo rimasto per l’avvio della processione è breve. Inizia così ad uscire dalla chiesa il gonfalone della Confraternita e la lunga fila delle coppie di confratelli e consorelle che termina con il priore e i suoi assistenti con i bordoni da cerimonia. Segue la croce a stilo con chierichetti e sacerdoti. Negli anni ’60 c’erano anche i tarcisiani e tanti seminaristi oggi sacerdoti e prelati. Appena la statua varca la soglia della chiesa le campane suonano a distesa e la banda intona la tipica Marcia dell’Opera di G. Rossini “Mosè”, tanta cara ai grottagliesi perché comune alla processione di S. Ciro.

Pasqua anni '60-1

La processione si avvia per la discesa Corrado Mastropaolo e la statua dopo una breve sosta nella piazzetta, viene omaggiata con l’Alleluia dai presenti che aspettano di mettersi in fila dietro la statua. La banda continua a suonare altre marce allegre e la processione riprende il suo lento cammino per le vie del paese. Negli anni dell’Azione Cattolica, oltre ai fedeli, facevano mostra le tante bandiere italiane con nastri azzurri della GIAC maschile e femminile con aspiranti, giovani Juniores e Seniores, Sezione Uomini, Sezione Donne, ACLI e Gruppi di preghiera che cantavano e recitavano il rosario. Sui volti della gente traspariva la felicità della festa come se quel giorno fossero stati rivalorizzati le virtù etiche e morali, la libertà di parola e di espressione, la generosità e la grandezza d’animo, i valori spirituali del credere in Dio e nel suo piano di salvezza. Tutti si sentivano come Lui, resuscitati e liberi. La processione del Gesù Risorto era ed è un avvenimento che richiama una moltitudine di persone. Chi non ha mai assistito a questo avvenimento, non può rendersi conto di quanto sia grande la devozione dei carmelitani e dei grottagliesi verso la Statua della Risurrezione. E’ una festa che coinvolge tutti, anche coloro che, più critici e razionali, vogliono, ma inutilmente, mantenere la loro freddezza. In quel breve momento in cui la Statua passa davanti ad ogni spettatore, è come assistere ad un trionfo dell’anima sul corpo, del bene sul male, della vita sulla morte. Coinvolgimento che scaturisce dalla parte più intima, più profonda dell’essere. Con quell’ampio gesto benedicente, Cristo si rivolge a tutti, senza distinzione, e questo viene percepito dalla gente che gli rivolge silenziosamente le proprie suppliche. Un colloquio intimo e personale con il Redentore. Qualcosa di indescrivibile, perché quell’attimo magico, consumato nel silenzio, viene interrotto dalle note della banda e da qualche sparo di fuochi pirotecnici. E’ la fede popolare, superficiale e/o profonda, di ricerca di Dio attraverso segni visibili e concreti che si manifestava e si manifesta durante le tante processioni dell’anno liturgico.

Processione Cristo Risorto anni '60-1La caratteristica della processione, che si svolge a passo lento, è il decoroso portamento dei confratelli, dei sacerdoti e dei fedeli che seguono la statua, fatta costruire dalla Confraternita del Carmine a Napoli nel 1772. Fu ritirata nel mese di aprile del 1779 e da quell’anno portata in processione (Archivio Capitolare di Grottaglie, Fascio 13, <conclus. Capit. 24 ag. 1773-15 ag. 1782). Un simulacro tipico dell’epoca, in legno dipinto di scuola napoletana, ricco di dinamismo, con quel passo deciso e trionfante che sembrava andare incontro ai fedeli per salutarli e poi risalire al cielo. Il vessillo nella mano sinistra sventola sotto l’azione del movimento dei portatori e sembra indicare il messaggio di pace del Cristo fino alle più remote terre del mondo. Partecipare alla processione significa aver vissuto la Pasqua come segno di rinascita, di luce che torna a risplendere dopo le tenebre e quindi del risveglio a nuova vita. Con questa consapevolezza si può affrontare bene il giorno di festa successivo, cioè la Pasquetta, trascorrendo insieme a parenti e amici la tradizionale scampagnata sull’erba, con colazione a sacco o pranzo preparato a casa per l’occasione. Arriva il giovedì dopo Pasqua ed è il giorno del ringraziamento. Ricordo ancora come nelle prime ore dell’alba tutte le confraternite, sacerdoti e popolo, avevano l’obbligo di andare in processione al Santuario della Madonna di Mutata per ringraziare la Vergine. La partecipazione di ogni confraternita, ridotta rispetto alle grandi processioni, prevedeva l’abito di rito dei confratelli e la croce al posto del proprio vessillo. Tutte partivano dal proprio Oratorio e durante il pellegrinaggio al Santuario salmodiavano canti alla Vergine. L’ora mattutina e l’assenza dei rumori del progresso favoriva l’ascolto dei canti di questi confratelli e lungo il percorso altri pellegrini si univano a loro per svolgere lo stesso omaggio alla Mutata. Molti preferivano recarsi prima al Santuario Mariano per aspettare in chiesa l’arrivo delle confraternite. Le messe di ringraziamento erano tante, data la moltitudine dei fedeli, e dopo la benedizione tutti ritornavano in paese per la stessa strada. Oggi questa antica e lodevole consuetudine rivive ancora con scarsa partecipazione di popolo, al contrario di quella della Domenica successiva, chiamata “Pasca tli palòmmi” dove l’affluenza al Santuario è notevole per partecipare alle sante messe ed anche per ripetere la Pasquetta, che a Grottaglie molti considerano come un semplice giorno di festa. (Foto Archivio Grottagliesitablog di una processione Gesù Risorto anni sessanta). Cosimo Luccarelli