Gli incontri culturali degli “Amici di S.Francesco de Geronimo” – Grottaglie

Riprendono gli incontri culturali programmati dagli “Amici di San Francesco de Geronimo” nell’omonimo Santuario del Centro Storico e nella Biblioteca dei Padri Gesuiti al Monticello. Venerdì 7 ottobre 2011 alle 18.30, P. Salvatore DISCEPOLO S.I. presenterà Madre Teresa di Calcutta (1910 – 1997), la straordinaria donna del ‘900, avvalendosi di una Antologia di scritti letti dalla Sig.ra Rosa SALDUTTI. – Sabato 8 ottobre 2011 alle ore 18.30 il Dott. Fernando FABIETTI terrà l’incontro/dibattito sul tema “La storicità dei Vangeli”. Nelle locandine i dettagli degli incontri programmati.

A presto!

L’EREMO di S.Maria in Campitelli a Grottaglie

La pagina “Santuari e Chiese Rupestri” si arricchisce di un altro documento storico: l’Eremo di S. Maria in Campitelli di Via Cagliari. Un antico complesso religioso salvato per miracolo dall’insediamento urbano che ha completamente distrutto la storica valle che confluiva nella Lama del Fullonese. L’Eremo di Campitelli è affidato al Gruppo Grotte Grottaglie che, oltre ad eseguire ricerche speleologiche nel territorio Jonico-Salentino, nella Basilicata e nella Calabria, tutela e salvaguardia l’ambiente naturale e culturale del territorio. Nella Galleria Immagini, sezione “Eremo Santa Maria in Campitelli” sono presenti moltissime immagini dell’Eremo dopo il restauro del 2009 eseguito dall’Amministrazione Comunale con i finanziamenti regionale dell’Habitat Rupestre Pis 13. A presto!

Settembre: il mese delle provviste fatte in casa e dei piatti semplici e gustosi come “l’acquasali”.

In passato nel mese di settembre era una consuetudine per le famiglie grottagliesi, preparare le varie provviste alimentari per affrontare il duro e lungo inverno. Nelle “capàse” di creta smaltate si conservavano sott’olio o sotto sale o sott’aceto le melanzane, i peperoni, i pomodori secchi, le acciughe e si faceva principalmente la famosa salsa di pomodoro. Erano giornate dense di lavoro dall’alba al tramonto e tante famiglie si trasferivano nelle campagne di parenti e conoscenti per preparare tutte queste conserve. Occorreva spazio, libertà di movimenti, acqua, contenitori di varie forme e grandezze e principalmente il fuoco per la bollitura delle bottiglie della salsa. La sera si cenava quasi sempre con l’acquasali fatta tutta di semi di pomodoro perché venivano recuperati durante la spremitura degli stessi prima di essere mandati in cottura e successivamente passati alla maccchina per la separazione della buccia dalla polpa. L’acquasali tradizionale estivo prevedeva solo qualche pomodoro tagliato a pezzetti, ma l’acquasali settembrino era costituito da soli semi di pomodoro che contenevano molto liquido acquoso. Due generi t’acquasali che insieme al pane raffermo fatto in casa e cotto nel forno a legna diventavano piatti gustosi e appaganti, estinguendo anche la sete estiva in quanto fornivano sali minerali tanto necessari all’organismo. Queste le due varianti dell’acquasali  tipica della nostra tradizione locale.

Dall’ Antico Cucinario Grottagliese:  L’acquasali  

L’acquasali estivo

Ingredienti: Pane di grano duro raffermo tagliato a cubetti, Acqua, Sale, Pomodori interi maturi, Aglio, Olio extra vergine d’oliva, Capperi, Origano

Preparazione: Prendere una coppa di creta smaltata (quella tipica grottagliese) versare dell’acqua in quantità abbondante. Aggiungere il sale, l’olio, i capperi, l’aglio tagliato grosso, i pomodori tagliati a pezzetti dopo averli spremuti, l’origano. Mescolare lentamente il tutto e aggiungere il pane raffermo tagliato a cubetti. Quando il pane sarà ben inzuppato l’acquasali è pronto per essere consumato. Un perfetto dosaggio degli ingredienti, specialmente olio, sale e acqua, riesce a dare una  voluttuosa morbidezza al pane raffermo.

Come gustare: Accompagnare questo piatto con del buon vino rosso o bianco locale. Buon Appetito!

L’acquasali settembrino

Ingredienti: Pane di grano duro raffermo tagliato a cubetti, Sale, Semi di pomodori maturi, Aglio, Olio extra vergine d’oliva, Capperi, Origano

Preparazione: Prendere una coppa di creta smaltata (quella tipica grottagliese) e riempirla dei semi di pomodoro recuperati durante la spremitura degli stessi per fare la salsa. Aggiungere il sale, l’olio, i capperi, l’aglio tagliato grosso e l’origano. Mescolare lentamente il tutto e aggiungere il pane raffermo tagliato a cubetti. Quando il pane sarà ben inzuppato l’acquasali  è pronto per essere consumato. Un perfetto dosaggio degli ingredienti, specialmente olio e sale, riesce a dare una  voluttuosa morbidezza al pane raffermo che si impregnerà tutto dei semi di pomodoro.

Come gustare: Accompagnare questo piatto con del buon vino rosso o bianco locale. Buon Appetito!

A presto!

Il “Giardino delle Citrangole” nell’Eremo di S. Maria in Campitelli nel centro di Grottaglie

Un’oasi di paradiso quello del “Giardino delle Citrangole” che continua a vivere insieme alla cripta, alle grotte e alla chiesetta della Natività di Maria Vergine, grazie all’impegno dei volontari del Gruppo Grotte Grottaglie che ne hanno la custodia. Un antico e meraviglioso giardino di viti e alberi di agrumi, tra cui il “Citrus Aurantium fasciata” (una varietà molto rara di agrume dalle caratteristiche genetiche dell’arancio amaro e del limone cedrato), è tornato a vivere nel suo massimo splendore insieme alla chiesa-cripta ricavata nella roccia tufacea della grande gravina del Fullonese, purtroppo chiusa in massima parte dall’insediamento urbano. Ciò che resta di questa parte della gravina di Via Cagliari, risale a millenni, e recuperare questo complesso ipogeo dall’intenso profumo di agrumi ha un significato importante per la storia grottagliese. La presenza del Citrus Aurantium var. fasciata nel Giardino delle Citrangole scaturisce dall’uso medico dei suoi frutti per il trattamento della cellulite, delle diete dimagranti, della cura delle diaree, della digestione difficile, dell’insonnia dovuta a nervosismo e stress e del raffreddore.

A presto!

Santuari e Chiese Rupestri Grottagliesi- Una nuova pagina culturale con notizie storico-artistiche!

Grottagliesitablog.wordpress.com” apre una nuova pagina culturale contenente notizie storico-artistiche sui Santuari e Chiese rupestri esistenti a Grottaglie corredate di immagini. E’ già disponibile la guida al Santuario di S.Francesco de Geronimo e della Chiesetta rupestre della Madonna del Buon Consiglio. Tra non molto  sarà disponibile quella del Santuario della Madonna di Mutata e dell’Eremo di Santa Maria in Campitelli. Per consultare vai alla sezione Pagine (Colonna sn) e seleziona Santuari e Chiese rupestri.  A presto!

Usi e costumi della Grottaglie di un tempo: “La pettinatura in casa dei capelli delle donne”

Alcuni visitatori di “grottagliesitablog.wordpress.com” mi hanno chiesto cortesemente di riportare alcune pagine del volume “Grottaglie, profili di vita e poesia del passato”, pubblicato a marzo 2008, dove sono raccolti i dipinti di Gaspare Mastro con commenti alle opere di Cosimo Luccarelli. Il volume sponsorizzato dalle Ceramiche Nicola Fasano, tratta i temi della famiglia, tra maternità e amorevole presenza dei figli; dello svago, tra giochi e conversazioni; dell’amore coniugale, tenero e resistente al trascorrere del tempo; della devozione religiosa, tra preghiera e ritualità; della quotidianità, tra feste, riposo e lavoro domestico; della lettura e della scrittura, prerogativa per pochi eletti in tempi di diffuso analfabetismo; della cucina, con alimenti sani, tipici e tradizionali; della vita negli spazi architettonici, dal cortile al terrazzo, alla cantina; della manualità artigianale, tra ceramica e lavori all’uncinetto; della campagna, tra fatiche fisiche e attrezzi da lavoro. Un insieme di argomenti che sollecitano la riflessione sulle grandi trasformazioni sociali, intervenute nel corso del ‘900, che hanno cancellato, talvolta definitivamente, consuetudini tramandate di padre in figlio. Ringrazio tutti coloro che hanno apprezzato il volume e che mi hanno scritto con affetto. Chi volesse raccogliere queste pagine, ricordo che nel mese di maggio 2009 fu pubblicata “Tenerezza”, a maggio 2011 “La Discussione”, a luglio 2011 “Amore di figlia” e  agosto 2011 “Il ritorno dalla campagna”. Oggi vi propongo un altro aspetto di vita quotidiana, ormai scomparso da tanti anni, non solo a Grottaglie, ma in tutto il meridione: La pettinatura in casa dei capelli delle donne.

La pettinata

Era consuetudine per le donne di un tempo chiamare in casa delle pettinatrici dette “le pilucchere” per farsi sistemare e/o spidocchiare i capelli, avvolti ed intrecciati sempre sulla testa a forma di tutulo,  dialettale tuppu, opportunamente fermati con firrettu, firrettini  (filo metallico ad U  sottile e pieghevole per capelli) e spatini (forcina di osso usato per sostenere i capelli femminili). Un’acconciatura femminile molto usuale che dava risalto al viso, specialmente quando la bellezza della donna era travolgente. La pettinata, di solito mensile, era anche occasione per controllare se per caso si fossero insediati i pidocchi (molto frequenti allora) e così la pilucchera cu nna pittinessa e nnu péttini suttíli (la parrucchiera domestica con un pettine di osso grande con denti molto larghi e uno con denti sottili), provvedeva a toglierli disinfettando il cuoio capelluto con del petrolio, preso dal  contenitore del tubbu a pitrogliu (lume a petrolio di vetro o latta con campana in vetro usato per illuminazione domestica) usato per illuminazione. Durante questa operazione di “pseudo acconciatura” si restava un po’ esterefatti nel vedere queste donne con tanti capelli sciolti come se sulla testa avessero nna muntágna ti capíddi (enorme quantità di capelli lunghi e non tagliati) che rendeva il loro aspetto, a chi le guardava, inconsueto, strano, totalmente diverso da quello abituale, quasi irriconoscibile. L’appuntamento mensile della pettinata favoriva anche il pettegolezzo tra le due donne su fatti, argomenti e persone del vicinato o sulla parentela dei mariti di entrambe.

A presto!

Il “Grazie” di tante generazioni rivolto da Cosimo Luccarelli a don Cosimo Occhibianco nel suo 60.mo anniversario di ordinazione sacerdotale, al termine della Santa Messa concelebrata da Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo di Matera-Irsina, religiosi e sacerdoti della Vicaria di Grottaglie

Eccellenza, Rev.do don Cosimo, Rev.do Parroco e Sacerdoti presenti, Amici grottagliesi, a nome di  tante generazioni desidero ringraziare don Cosimo con queste riflessioni che portano come titolo: “Uno dei capitani di Dio”.

         Quanti come me sono cresciuti negli asili delle suore, nella parrocchia o nelle comunità religiose locali, ricordano ancora l’oratorio dove, oltre ai grandi spazi interni, c’era un cortile, un campetto per le partite di pallone e altri giochi appassionanti dai nomi meno nobili e professionali di quelli di oggi. Abbiamo nel cuore il ricordo di sacerdoti, suore, persone adulte e di qualche compagno più grande, che sapeva giocare con noi e ascoltarci, darci insegnamenti e modelli di vita. Crescendo, alcuni di noi hanno preso il loro posto, continuando questo nobile lavoro formativo, arricchito dalla esperienza personale. Abbiamo potuto capire, stando dall’altra parte, la passione che li animava e li portava a trascorrere con noi adolescenti, ore e ore, a volte in attività di poco conto, a volte in profondi dialoghi sulla vita con cui i giovani pensosi sanno impegnare i più grandi.

         La parrocchia o le comunità religiose sono state a Grottaglie, come nella tradizione di altri paesi e città, espressione della consapevolezza di quanto sia delicata e bella la stagione dei primi anni della vita. Il desiderio di accogliere bambini e giovani significava per i tanti formatori laici e religiosi l’impegno a comunicare una visione adulta della vita esercitando un compito educativo che a quei tempi non sempre riusciva a dare la famiglia e la scuola. La carità cristiana, pienamente vissuta ogni giorno, testimoniava il rispetto per la persona, la fiducia e l’interesse per le nuove generazioni, in particolare il desiderio di aprire loro nuovi orizzonti per realizzare una vita carica di significato, di libertà e di attenzione per gli altri.

         Questa premessa è necessaria per comprendere quanto sia grande il vuoto lasciato nella vita di tanti giovani di oggi, troppo distratti dalla tecnologia e dal benessere, che non ha permesso loro di apprezzare l’arricchimento che noi abbiamo potuto ricevere partecipando alla vita della parrocchia e delle congregazioni giovanili di Grottaglie tra gli anni ’50 e ’70. Io, come tanti, frequentavo la Parrocchia del Carmine, “la parrocchia del dinamismo”, come la definivo allora, che ha formato tante generazioni alla fede cristiana e ai valori autentici della vita. Era la seconda parrocchia della città, creata ufficialmente nel 1938 dopo tante vicissitudini e turbolenze, che esplose  in dinamismo nelle opere già dopo la fine della seconda guerra mondiale. All’inizio degli anni ’50, Grottaglie viveva la sua trasformazione sociale ed economica e le giovani coppie, prevalentemente contadine, che si insediavano nelle nuove aree urbane, non avevano ancora l’agiatezza ed i requisiti delle storiche famiglie benestanti e artigiane che consentivano ai figli di frequentare l’unico asilo delle Suore Stimmatine o la famosa Congregazione Mariana dei Padri Gesuiti. Così per togliere dalle strade polverose e dissestate tanti bambini poveri e recuperare tanti ragazzi e ragazze che iniziavano ad acquisire una consapevolezza generazionale, il giovane parroco di allora, don Giovanni Caroli, riuscì ad avviare moltissime attività parrocchiali, in virtù dell’intervento compiuto dall’Amministrazione Comunale, che concesse l’utilizzo di gran parte dell’ex Convento dei Padri Carmelitani con annesso chiostro, non più utilizzati come uffici e scuola pubblica.

           Erano gli anni del rilancio dell’Azione Cattolica, dopo la fine della guerra. In tutti i quattro rami: Unione Donne, Unione Uomini, GF (Gioventù femminile), GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica), c’era il desiderio di rinforzare “quell’esercito all’altar” di Pio XII. La nascita della nuova organizzazione all’interno dell’Azione Cattolica si rilevò propizia per tanti bambini, giovani e adulti che frequentavano il Carmine. Ognuno di loro, diviso per età:  aspiranti, juniores, seniores e per categorie: studenti, lavoratori e professionisti, poteva dare impegno, entusiasmo e concretezza parlando la stessa lingua con i suoi simili e integrandosi nelle varie manifestazioni parrocchiali. Questa meravigliosa avventura continuò con don Francesco Marinò fino al 1958. In questo periodo entrambi i parroci vennero coadiuvati dai vice parroci don Pasquale Antonazzo, don Vincenzo Macripò e il nostro don Cosimo Occhibianco.

         La parrocchia cresceva a dismisura con nuovi insediamenti abitativi e vedeva tanta gente cambiare mestiere, da artigiano/contadino a quello industriale. Si assisteva anche a forti immigrazioni di famiglie dai paesi vicinori per la presenza sul territorio o nelle vicinanze di insediamenti militari e industriali e la voglia di modernizzazione accelerata cresceva di giorno in giorno. La nuova gioventù irrompeva sulla scena, affermando atteggiamenti, mode e proponendo linguaggi e simboli radicalmente differenti e, per molti versi, alternativi a quelli manifestati dalle precedenti generazioni. Nonostante la presenza di associazioni e congregazioni cattoliche nelle due parrocchie e presso i padri gesuiti, questi centri formativi dovevano lanciare nuovi stimoli in funzione dello sviluppo sociale. Erano sì dei centri di fede, di speranza, di amore e di solidarietà, di senso di giustizia, di legalità e di cooperazione, ma bisognava aiutare i giovani a superare le cose che la grande politica del momento non affrontava e pensare ad una società nel senso della legalità, dell’iniziativa e della creatività.

         La Parrocchia del Carmine, già operante come si è visto, trovò nuovi impulsi di crescita nel 1958 con l’arrivò del nuovo parroco don Dario Palmisano. Questo giovane sacerdote, insieme al vice parroco don Cosimo Occhibianco, furono gli autori del nuovo percorso. Vivacità, energia, operosità e intraprendenza caratterizzarono il nuovo tracciato dei due sacerdoti, per favorire l’incontro di tanti giovani affinchè potessero esprimere la loro originalità in cammini innovativi. Alla luce di un percorso di fede e di cultura si impegnarono particolarmente nella musica, nel teatro, nello sport e in molte forme artistiche. Non mancarono pellegrinaggi, visite guidate e contributi nel sociale.

         Gli anni Sessanta sono  stati anni di grande trasformazione nella Chiesa e nel modo di intendere e vivere la fede e l’impegno sociale. Papa Giovanni XXIII aveva indetto il concilio con una nota positiva, ponendo tra i suoi obiettivi l’aggiornamento della Chiesa cattolica e la realizzazione dell’unità dell’umanità e dei cristiani. Papa Paolo VI aveva accolto questi obiettivi aggiungendovi quello del dialogo col mondo moderno. E su questi propositi conciliari don Dario e don Cosimo programmarono la loro pastorale parrocchiale mettendo in atto la nuova liturgia post conciliare e le attività religiose e sociali. Avevano in comune la fedeltà al sacerdozio e questo li rendeva invulnerabili e generosi; erano stati compagni di scuola nel corso teologico dei Padri Gesuiti a Napoli, dove avevano consolidato la loro fede e la scelta di consacrazione alla Chiesa.  La grande affluenza di fanciulli, giovani ed adulti occupò i due sacerdoti dalla mattina alla sera senza sosta. La loro presenza era instancabile e permetteva a tutti di stare in parrocchia nelle diverse ore della giornata per condividere lavoro e svago.

         Al loro fianco c’erano le suore, sempre più dinamiche e collaborative, che aiutavano l’attuazione delle finalità parrocchiali. Ma il motore della parrocchia era l’Azione Cattolica in cui tantissimi giovani e adulti davano vita alle numerose iniziative che i due “capitani di Dio” pensavano ed attuavano con maestria. Basta pensare alle grandi funzioni religiose, alla scuola di catechismo con oltre 800 ragazzi, al teatro, alle attività culturali, alle gite nel circondario, all’assistenza dei malati e dei bisognosi, al doposcuola dei ragazzi in difficoltà, ai tanti ragazzi oggi sacerdoti, vescovi e uomini illustri.

         Il Carmine era diventato per molti la seconda casa. I ragazzi nel pomeriggio studiavano in parrocchia, così potevano aiutare gli altri in caso di bisogno e intervallare momenti di relax allo studio. Si viveva pienamente la realtà dell’oratorio nel rispetto del vangelo di “fare casa con l’uomo” insieme alla Chiesa che diventava attenzione educativa, amore per la crescita e maturazione delle libere coscienze. Rendeva quel luogo davvero accogliente la grande attenzione verso i deboli, i poveri, gli emarginati.

Ricordare le tantissime iniziative svolte nei dieci anni di intenso lavoro dai due sacerdoti, non basterebbe un’intera serata, ma lasciatemi tracciare almeno un breve profilo di don Cosimo Occhibianco, oggi in festa per i suoi 60 anni sacerdotali.

«Dopo le prime esperienze di vice parroco a Lizzano e Statte, nel 1956 per motivi di salute viene inviato al Carmine di Grottaglie in aiuto a don Francesco Marinò. Durante questo periodo insegna Religione alla “Galilei”, alla “Mazzini”, al Liceo Classico “Archita” di Taranto. L’arrivo di don Dario nel 1958 come parroco al Carmine lo riempie di gioia, perchè è l’amico affezionato e compagno inseparabile fin dalla seconda media e per tutto il percorso di studi. I due sacerdoti mettono subito in atto il processo della grande rivoluzione parrocchiale e all’unisono mettono insieme idee, forze, volontà, disponibilità, entusiasmo per creare quel centro formativo ed educativo cristiano e sociale. Per loro non ci sono ostacoli e difficoltà. Costruiscono il teatro Biancaneve, fondano le Acli, rafforzano l’Azione Cattolica, supportano la Confraternita del Carmine, danno splendore alle opere d’arte presenti nella chiesa e nel convento, quali: il Presepe di Stefano da Putignano del 1530, il Chiostro con le sue pitture murali, l’antica chiesa in cripta sottostante a quella attuale (restaurata successivamente nel 1999), le opere pittoriche esistenti in chiesa e nell’oratorio della Congrega. Dopo la partenza di don Dario a S. PIO X continua la sua opera di vice parroco del Carmine con don Cosimo De Siati fino al 1996. Alla morte del parroco diventa Vicario sostituto per sei mesi, in attesa della nomina del nuovo parroco. Dal 1996 al 1998 è vice parroco alla Madonna delle Grazie con don Salvatore Ligorio, attuale Arcivescovo di Matera-Irsina presente questa sera con noi e dal 1998 a tutt’oggi vice parroco della Madonna del Rosario con don Ciro Monteforte. Dopo l’intensa attività pastorale decennale con don Dario Palmisano al Carmine, don Cosimo intensifica i suoi studi e si dedica in particolare alle ricerche sugli usi, costumi, lingua e tradizioni di storia locale. Consegue la laurea in filosofia all’Università di Lecce ed insegna nel locale Liceo Classico-Scientifico “Moscati” di Grottaglie fino al pensionamento. L’amore per il suo paese, il rispetto per le proprie radici, la valorizzazione della lingua dialettale, la raccolta orale degli anziani su usi, costumi, tradizioni e preghiere, nonchè la ricerca di oggetti dimenticati e trascurati di vita contadina, suscitano sempre forti emozioni e desiderio di lasciare alle future generazioni testimonianze scritte e opere di rilievo. Nel corso degli ultimi ventanni ha pubblicato circa 20 volumi: “…Ccussì ticévunu li nanni nuésci” Raccolta di proverbi, “…Ccussì parlàvunu li nanni nuésci” Prima edizione del Vocabolario grottagliese, “…Ccussì ritévunu li nanni nuésci” Raccolta d’indovinelli e barzellette, “…Ccussì priàvunu li nanni nuésci” Raccolta di preghiere, “…Ccussì si sintèvunu li nanni nuèsci” Raccolta dei soprannomi grottagliesi, “ Grottaglie che ora è?”, Vita ed opere di S. Francesco de Geronimo, “ La chiesa della Madonna del Lume ” Storia dell’antica chiesa oratorio della Confraternita del Nome di Gesù, “Poesia Giovane 1-2-3” Poesie inedite di giovani autori grottagliesi, “Un canto alla Madonna del Carmine” Storia antica cantata sulla Madonna del Carmine,  “Cappella del Carmine con altare -estratto” Storia della cappella e dell’altare privilegiato della Madonna del Carmine, “Storia di San Ciro M.E.M.” Breve storia di S. Ciro, “I Carmelitani a Grottaglie” Storia della chiesa, oratorio, convento e chiostro del Carmine, “Pagine sparse di storia grottagliese” Testimonianze storiche di arte, cultura, religione, personaggi, monumenti, “Museo etnografico” Testimonianze sulla civiltà contadina, “…Ccussì parlàvunu li caminari” Storia dei ceramisti e delle ceramiche grottagliesi, “Dizionario del Dialetto Grottagliese “ Ultima versione del Vocabolario Grottagliese-Italiano e Italiano-Grottagliese con oltre 14.000 lemmi,  I Quaderni della Civiltà Contadina: 1° -Tessitura e tessitrici 2° – Li falignami (i falegnami) 3° – Li scarpàri (i calzolai) 4° – Li furnari (i fornai) 5° – Li cusitùri (i sarti) 6° – Li fabbricatùri (i muratori) – 7° Li firrari (I fabbri) – 8° Li bbarbieri (I barbieri) – 9° Li Fisckulari (I Cordari) – 10° Trappiti e trappitari (I frantoi e i frantoiani) – Dal 1994 al 2006 “Lu calannariu vurtagghiesi “ (il calendario grottagliese). E’ già pronta la “Grammatica Grottagliese” e  a breve sarà pubblicato“Ccussì sciucavavunu li piccini di ieri”. Un patrimonio culturale da custodire gelosamente perché in queste opere troviamo l’ETHOS e l’HUMUS del nostro passato e della nostra identità. Oggi ti ringraziamo per tutto questo e ti auguriamo di continuare la tua missione sacerdotale come hai sempre fatto in tutti questi anni, celebrando ogni giorno la santa messa come fosse la prima, come fosse l’ultima, come fosse l’unica, per tutti noi che ti vogliamo bene.

Cosimo Luccarelli

Grottaglie, 4 settembre 2011

A presto!

Sergio Pargoletti a Grottaglie per presentare il volume “Terra Jonica. Il talento dei giovani e l’eccellenza dei risultati” edito da Scorpione Editore

Gli eventi culturali sono senza dubbio per una città gli elementi valorizzatori del proprio territorio e offrono spunti di riflessione, ricerca, studio, confronti e modificazioni nella comunità. Con questa doverosa riflessione la Redazione di “grottagliesitablog” estende a tutti i visitatori del blog l’invito dell’Associazione  Culturale Koinè “G. Battista” per la presentazione del volume di  Sergio Pargoletti dal titolo “Terra Jonica. Il talento dei giovani e l’eccellenza dei risultati” edito da Scorpione Editore.

«Venerdì 9 settembre 2011 alle ore 19,30 presso il Castello Episcopio di Grottaglie, sarà presentato il volume “Terra Jonica. Il talento dei giovani e l’eccellenza dei risultati” edito da Scorpione Editore, alla presenza dell’autore Sergio Pargoletti. La manifestazione è stata curata dall’Associazione  Culturale Koinè “G. Battista”, Lions Club Grottaglie, Amministrazione Comunale Città di Grottaglie, Gir Media Supporter. Un volume che propone un’inedita rappresentazione del territorio di Taranto, attraverso risultati di grande successo, di dimensione europea e di confortanti esiti economici. Un Sud diverso, produttivo, non lamentoso e la testimonianza di una giovane generazione che sa farsi protagonista. All’incontro saranno presenti: Ciro Alabrese , Sindaco della Città di Grottaglie; Francesco Schittulli Presidente UPI Puglia (Unione Province di Puglia); Tommaso Sibillio, Presidente Lions Club Grottaglie; Marco Lafornara, Presidente Lions Club Crispiano, Terra delle 100 Masserie; Roberto Burano, Presidente Koinè Culturale “G. Battista” Grottaglie» A presto!

1° Domenica di Settembre – Festa Patronale di San Francesco de Geronimo, gesuita grottagliese: un grande santo poco conosciuto

Il 25 maggio 1843 il popolo di Grottaglie con una lettera firmata da tutti i sacerdoti del Capitolo, dai Padri Cappuccini, dalle Suore Clarisse e dagli Amministratori Civici dell’epoca, fecero richiesta al Papa di proclamare San Francesco de Geronimo, gesuita grottagliese, Patrono Principale di Grottaglie, al posto di San Cataldo. L’anno successivo e precisamente Il 3 maggio 1844 il Card. Francesco Ludovico MICARA, Prefetto della Sacra Congregazione Riti di Sacra Romana Chiesa, ufficializzava tale richiesta con la benedizione del Papa Gregorio XVI. Tra il 1892 e 1894 i grottagliesi con tanta fede e tanto sacrificio, per omaggiare il loro Santo Patrono, fecero costruire a proprie spese dalla ditta Catello di Napoli una Statua d’argento per consegnargli le chiavi della città; un’opera di valore che raffigura San Francesco con il Crocifisso nella mano sinistra e le chiavi della città nella mano destra. Questa statua è custodita dalle Suore Clarisse nel convento di Santa Chiara insieme alla statua in argento della Madonna di Mutata, Protettrice di Grottaglie. La bolla pontificia fissava per la prima domenica di settembre la Festa Patronale. Un grande santo ancora oggi poco conosciuto da tanti grottagliesi che nel Santuario, costruito a ridosso della sua casa natale, viene conservato il suo corpo. Francesco De Geronimo, nato il 1642, ordinato sacerdote nel 1666, laureato in diritto canonico e civile il 1668, entrato nella Compagnia di Gesù il 1670, morto nel 1716 e canonizzato il 1839. Un grande come uomo, come apostolo, come santo, come taumaturgo. Mente sana; cuore di fiamma; spirito ricco e fecondo, nel quale armonizzano bontà e alto senso di giustizia, sincerità di fanciullo e prudenza di vecchio, dolcezza di carattere ed energia di volontà, tendenze artistiche e perfetto equilibrio, tenerezza di sentimenti e virilità di amore, cordialità espansiva e rigida integrità, intransigenza di principii e generosità fino al sacrificio. In cinquantanni di apostolato, svolse un’attività che ai suoi contemporanei parve un prodigio e dopo la sua morte fu ripartita fra quattro gesuiti. Fu l’oratore più popolare del suo tempo, uno dei più intraprendenti organizzatori, un dominatore di folle, eppur così fraternamente semplice e mite ch’era un incanto. Questo missionario all’antica resta tuttora una figura piena d’attualità, per il ca­rattere eminentemente sociale della sua opera che, per il suo vasto risultato, lo colloca fra i più grandi restauratori. Le sue virtù cristiane, agli stessi confratelli religiosi parvero talvolta più ammirabili che imi­tabili; ma fu un santo gioioso ed amabile. I miracoli, in vita, gli sfug­givano dalle mani, ed egli li copriva con lo scherzo o li attribuiva a san Ciro: quelli dopo morte sono innumerabili. Fu detto un secondo Saverio per l’apostolato e un altro Antonio da Padova pei portenti. Oggi è ancora poco conosciuto, ma nei primi decenni dopo la morte, la devozione verso di lui, a misura ch’egli moltiplicava i prodigi, fu quella pei santi più popolari: in quasi tutte le case di Na­poli se ne vedeva il ritratto; per tutta l’Italia se ne diffondevano le im­magini; da ogni parte del mondo se ne chiedevano reliquie; al suo sepolcro era una processione ininterrotta di persone venute anche dai più lontani paesi dove se ne ottenevano grazie; le biografie che se ne pubblicavano non bastavano a contentare i devoti e molti popoli ne do­mandavano una nella propria lingua. Era l’età aurea dilla Compagnia di Gesù; ma presto incomincia il secolo delle sue persecuzioni, durante le quali si giunge a combattere persino il culto dei suoi santi: 1767, esilio dei gesuiti da Napoli; 1773, soppressione dell’Ordine nel mondo; 1804, ristabilimento nelle Due Si­cilie; 1806, beatificazione del De Geronimo e nuovo esilio dei gesuiti da Napoli, i quali son costretti a trafugare il corpo del novello beato per sottrarlo alla profanazione. Nel 1822, essi ritornano a Napoli, presto seguiti da quelle venerande reliquie delle quali si riprende il culto fino all’apogeo della canonizzazione; ma ecco che nel 1860 son di nuovo espul­si dal Napoletano. Dal loro rimpatrio, mentre restaurano la disfatta pro­vincia religiosa, cercano di riportare all’antico splendore il culto del loro confratello; ma distruggere è facile, ricostruire è difficile. Il 26 maggio 1839 viene proclamato Santo e Grottaglie gli dedica un Santuario che viene costruito a ridosso della sua casa natale, ultimato nel 1847. Il disegno di questo tempio e’ sul modello del Gesù Nuovo di Napoli e fu realizzato dal P. Cavallo, un altro Gesuita.

A sinistra, guardando l’altare maggiore, dove una volta si trovava la cameretta d’ingresso della casa del santo, ora trasformata in cappella, dal 1945 c’è il suo corpo in una grande urna di vetro. Dopo 229 anni il corpo di Padre Francesco de Geronimo lascia il Gesù Nuovo di Napoli per far ritorno nella sua città d’origine e restarci per sempre. In questi ultimi anni Grottaglie sta riscoprendo la figura di questo santo concittadino tanto da dedicargli una piazza con statua marmorea e piastrelle ceramiche che raccontano la sua vita, mentre nella nicchia superiore dell’altare maggiore del santuario viene sistemata una statua in maiolica che raffigura il santo con una famiglia. Continua a restare vivo nella mente e nel cuore dei grottagliesi il suo invito pressante “Tornate a Cristo”.

A presto e  Auguri di Buon Onomastico a tutti coloro che portano il nome Francesco!