Eccellenza, Rev.do don Cosimo, Rev.do Parroco e Sacerdoti presenti, Amici grottagliesi, a nome di tante generazioni desidero ringraziare don Cosimo con queste riflessioni che portano come titolo: “Uno dei capitani di Dio”.
Quanti come me sono cresciuti negli asili delle suore, nella parrocchia o nelle comunità religiose locali, ricordano ancora l’oratorio dove, oltre ai grandi spazi interni, c’era un cortile, un campetto per le partite di pallone e altri giochi appassionanti dai nomi meno nobili e professionali di quelli di oggi. Abbiamo nel cuore il ricordo di sacerdoti, suore, persone adulte e di qualche compagno più grande, che sapeva giocare con noi e ascoltarci, darci insegnamenti e modelli di vita. Crescendo, alcuni di noi hanno preso il loro posto, continuando questo nobile lavoro formativo, arricchito dalla esperienza personale. Abbiamo potuto capire, stando dall’altra parte, la passione che li animava e li portava a trascorrere con noi adolescenti, ore e ore, a volte in attività di poco conto, a volte in profondi dialoghi sulla vita con cui i giovani pensosi sanno impegnare i più grandi.
La parrocchia o le comunità religiose sono state a Grottaglie, come nella tradizione di altri paesi e città, espressione della consapevolezza di quanto sia delicata e bella la stagione dei primi anni della vita. Il desiderio di accogliere bambini e giovani significava per i tanti formatori laici e religiosi l’impegno a comunicare una visione adulta della vita esercitando un compito educativo che a quei tempi non sempre riusciva a dare la famiglia e la scuola. La carità cristiana, pienamente vissuta ogni giorno, testimoniava il rispetto per la persona, la fiducia e l’interesse per le nuove generazioni, in particolare il desiderio di aprire loro nuovi orizzonti per realizzare una vita carica di significato, di libertà e di attenzione per gli altri.
Questa premessa è necessaria per comprendere quanto sia grande il vuoto lasciato nella vita di tanti giovani di oggi, troppo distratti dalla tecnologia e dal benessere, che non ha permesso loro di apprezzare l’arricchimento che noi abbiamo potuto ricevere partecipando alla vita della parrocchia e delle congregazioni giovanili di Grottaglie tra gli anni ’50 e ’70. Io, come tanti, frequentavo la Parrocchia del Carmine, “la parrocchia del dinamismo”, come la definivo allora, che ha formato tante generazioni alla fede cristiana e ai valori autentici della vita. Era la seconda parrocchia della città, creata ufficialmente nel 1938 dopo tante vicissitudini e turbolenze, che esplose in dinamismo nelle opere già dopo la fine della seconda guerra mondiale. All’inizio degli anni ’50, Grottaglie viveva la sua trasformazione sociale ed economica e le giovani coppie, prevalentemente contadine, che si insediavano nelle nuove aree urbane, non avevano ancora l’agiatezza ed i requisiti delle storiche famiglie benestanti e artigiane che consentivano ai figli di frequentare l’unico asilo delle Suore Stimmatine o la famosa Congregazione Mariana dei Padri Gesuiti. Così per togliere dalle strade polverose e dissestate tanti bambini poveri e recuperare tanti ragazzi e ragazze che iniziavano ad acquisire una consapevolezza generazionale, il giovane parroco di allora, don Giovanni Caroli, riuscì ad avviare moltissime attività parrocchiali, in virtù dell’intervento compiuto dall’Amministrazione Comunale, che concesse l’utilizzo di gran parte dell’ex Convento dei Padri Carmelitani con annesso chiostro, non più utilizzati come uffici e scuola pubblica.
Erano gli anni del rilancio dell’Azione Cattolica, dopo la fine della guerra. In tutti i quattro rami: Unione Donne, Unione Uomini, GF (Gioventù femminile), GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica), c’era il desiderio di rinforzare “quell’esercito all’altar” di Pio XII. La nascita della nuova organizzazione all’interno dell’Azione Cattolica si rilevò propizia per tanti bambini, giovani e adulti che frequentavano il Carmine. Ognuno di loro, diviso per età: aspiranti, juniores, seniores e per categorie: studenti, lavoratori e professionisti, poteva dare impegno, entusiasmo e concretezza parlando la stessa lingua con i suoi simili e integrandosi nelle varie manifestazioni parrocchiali. Questa meravigliosa avventura continuò con don Francesco Marinò fino al 1958. In questo periodo entrambi i parroci vennero coadiuvati dai vice parroci don Pasquale Antonazzo, don Vincenzo Macripò e il nostro don Cosimo Occhibianco.
La parrocchia cresceva a dismisura con nuovi insediamenti abitativi e vedeva tanta gente cambiare mestiere, da artigiano/contadino a quello industriale. Si assisteva anche a forti immigrazioni di famiglie dai paesi vicinori per la presenza sul territorio o nelle vicinanze di insediamenti militari e industriali e la voglia di modernizzazione accelerata cresceva di giorno in giorno. La nuova gioventù irrompeva sulla scena, affermando atteggiamenti, mode e proponendo linguaggi e simboli radicalmente differenti e, per molti versi, alternativi a quelli manifestati dalle precedenti generazioni. Nonostante la presenza di associazioni e congregazioni cattoliche nelle due parrocchie e presso i padri gesuiti, questi centri formativi dovevano lanciare nuovi stimoli in funzione dello sviluppo sociale. Erano sì dei centri di fede, di speranza, di amore e di solidarietà, di senso di giustizia, di legalità e di cooperazione, ma bisognava aiutare i giovani a superare le cose che la grande politica del momento non affrontava e pensare ad una società nel senso della legalità, dell’iniziativa e della creatività.
La Parrocchia del Carmine, già operante come si è visto, trovò nuovi impulsi di crescita nel 1958 con l’arrivò del nuovo parroco don Dario Palmisano. Questo giovane sacerdote, insieme al vice parroco don Cosimo Occhibianco, furono gli autori del nuovo percorso. Vivacità, energia, operosità e intraprendenza caratterizzarono il nuovo tracciato dei due sacerdoti, per favorire l’incontro di tanti giovani affinchè potessero esprimere la loro originalità in cammini innovativi. Alla luce di un percorso di fede e di cultura si impegnarono particolarmente nella musica, nel teatro, nello sport e in molte forme artistiche. Non mancarono pellegrinaggi, visite guidate e contributi nel sociale.
Gli anni Sessanta sono stati anni di grande trasformazione nella Chiesa e nel modo di intendere e vivere la fede e l’impegno sociale. Papa Giovanni XXIII aveva indetto il concilio con una nota positiva, ponendo tra i suoi obiettivi l’aggiornamento della Chiesa cattolica e la realizzazione dell’unità dell’umanità e dei cristiani. Papa Paolo VI aveva accolto questi obiettivi aggiungendovi quello del dialogo col mondo moderno. E su questi propositi conciliari don Dario e don Cosimo programmarono la loro pastorale parrocchiale mettendo in atto la nuova liturgia post conciliare e le attività religiose e sociali. Avevano in comune la fedeltà al sacerdozio e questo li rendeva invulnerabili e generosi; erano stati compagni di scuola nel corso teologico dei Padri Gesuiti a Napoli, dove avevano consolidato la loro fede e la scelta di consacrazione alla Chiesa. La grande affluenza di fanciulli, giovani ed adulti occupò i due sacerdoti dalla mattina alla sera senza sosta. La loro presenza era instancabile e permetteva a tutti di stare in parrocchia nelle diverse ore della giornata per condividere lavoro e svago.
Al loro fianco c’erano le suore, sempre più dinamiche e collaborative, che aiutavano l’attuazione delle finalità parrocchiali. Ma il motore della parrocchia era l’Azione Cattolica in cui tantissimi giovani e adulti davano vita alle numerose iniziative che i due “capitani di Dio” pensavano ed attuavano con maestria. Basta pensare alle grandi funzioni religiose, alla scuola di catechismo con oltre 800 ragazzi, al teatro, alle attività culturali, alle gite nel circondario, all’assistenza dei malati e dei bisognosi, al doposcuola dei ragazzi in difficoltà, ai tanti ragazzi oggi sacerdoti, vescovi e uomini illustri.
Il Carmine era diventato per molti la seconda casa. I ragazzi nel pomeriggio studiavano in parrocchia, così potevano aiutare gli altri in caso di bisogno e intervallare momenti di relax allo studio. Si viveva pienamente la realtà dell’oratorio nel rispetto del vangelo di “fare casa con l’uomo” insieme alla Chiesa che diventava attenzione educativa, amore per la crescita e maturazione delle libere coscienze. Rendeva quel luogo davvero accogliente la grande attenzione verso i deboli, i poveri, gli emarginati.
Ricordare le tantissime iniziative svolte nei dieci anni di intenso lavoro dai due sacerdoti, non basterebbe un’intera serata, ma lasciatemi tracciare almeno un breve profilo di don Cosimo Occhibianco, oggi in festa per i suoi 60 anni sacerdotali.
«Dopo le prime esperienze di vice parroco a Lizzano e Statte, nel 1956 per motivi di salute viene inviato al Carmine di Grottaglie in aiuto a don Francesco Marinò. Durante questo periodo insegna Religione alla “Galilei”, alla “Mazzini”, al Liceo Classico “Archita” di Taranto. L’arrivo di don Dario nel 1958 come parroco al Carmine lo riempie di gioia, perchè è l’amico affezionato e compagno inseparabile fin dalla seconda media e per tutto il percorso di studi. I due sacerdoti mettono subito in atto il processo della grande rivoluzione parrocchiale e all’unisono mettono insieme idee, forze, volontà, disponibilità, entusiasmo per creare quel centro formativo ed educativo cristiano e sociale. Per loro non ci sono ostacoli e difficoltà. Costruiscono il teatro Biancaneve, fondano le Acli, rafforzano l’Azione Cattolica, supportano la Confraternita del Carmine, danno splendore alle opere d’arte presenti nella chiesa e nel convento, quali: il Presepe di Stefano da Putignano del 1530, il Chiostro con le sue pitture murali, l’antica chiesa in cripta sottostante a quella attuale (restaurata successivamente nel 1999), le opere pittoriche esistenti in chiesa e nell’oratorio della Congrega. Dopo la partenza di don Dario a S. PIO X continua la sua opera di vice parroco del Carmine con don Cosimo De Siati fino al 1996. Alla morte del parroco diventa Vicario sostituto per sei mesi, in attesa della nomina del nuovo parroco. Dal 1996 al 1998 è vice parroco alla Madonna delle Grazie con don Salvatore Ligorio, attuale Arcivescovo di Matera-Irsina presente questa sera con noi e dal 1998 a tutt’oggi vice parroco della Madonna del Rosario con don Ciro Monteforte. Dopo l’intensa attività pastorale decennale con don Dario Palmisano al Carmine, don Cosimo intensifica i suoi studi e si dedica in particolare alle ricerche sugli usi, costumi, lingua e tradizioni di storia locale. Consegue la laurea in filosofia all’Università di Lecce ed insegna nel locale Liceo Classico-Scientifico “Moscati” di Grottaglie fino al pensionamento. L’amore per il suo paese, il rispetto per le proprie radici, la valorizzazione della lingua dialettale, la raccolta orale degli anziani su usi, costumi, tradizioni e preghiere, nonchè la ricerca di oggetti dimenticati e trascurati di vita contadina, suscitano sempre forti emozioni e desiderio di lasciare alle future generazioni testimonianze scritte e opere di rilievo. Nel corso degli ultimi ventanni ha pubblicato circa 20 volumi: “…Ccussì ticévunu li nanni nuésci” Raccolta di proverbi, “…Ccussì parlàvunu li nanni nuésci” Prima edizione del Vocabolario grottagliese, “…Ccussì ritévunu li nanni nuésci” Raccolta d’indovinelli e barzellette, “…Ccussì priàvunu li nanni nuésci” Raccolta di preghiere, “…Ccussì si sintèvunu li nanni nuèsci” Raccolta dei soprannomi grottagliesi, “ Grottaglie che ora è?”, Vita ed opere di S. Francesco de Geronimo, “ La chiesa della Madonna del Lume ” Storia dell’antica chiesa oratorio della Confraternita del Nome di Gesù, “Poesia Giovane 1-2-3” Poesie inedite di giovani autori grottagliesi, “Un canto alla Madonna del Carmine” Storia antica cantata sulla Madonna del Carmine, “Cappella del Carmine con altare -estratto” Storia della cappella e dell’altare privilegiato della Madonna del Carmine, “Storia di San Ciro M.E.M.” Breve storia di S. Ciro, “I Carmelitani a Grottaglie” Storia della chiesa, oratorio, convento e chiostro del Carmine, “Pagine sparse di storia grottagliese” Testimonianze storiche di arte, cultura, religione, personaggi, monumenti, “Museo etnografico” Testimonianze sulla civiltà contadina, “…Ccussì parlàvunu li caminari” Storia dei ceramisti e delle ceramiche grottagliesi, “Dizionario del Dialetto Grottagliese “ Ultima versione del Vocabolario Grottagliese-Italiano e Italiano-Grottagliese con oltre 14.000 lemmi, I Quaderni della Civiltà Contadina: 1° -Tessitura e tessitrici 2° – Li falignami (i falegnami) 3° – Li scarpàri (i calzolai) 4° – Li furnari (i fornai) 5° – Li cusitùri (i sarti) 6° – Li fabbricatùri (i muratori) – 7° Li firrari (I fabbri) – 8° Li bbarbieri (I barbieri) – 9° Li Fisckulari (I Cordari) – 10° Trappiti e trappitari (I frantoi e i frantoiani) – Dal 1994 al 2006 “Lu calannariu vurtagghiesi “ (il calendario grottagliese). E’ già pronta la “Grammatica Grottagliese” e a breve sarà pubblicato“Ccussì sciucavavunu li piccini di ieri”. Un patrimonio culturale da custodire gelosamente perché in queste opere troviamo l’ETHOS e l’HUMUS del nostro passato e della nostra identità. Oggi ti ringraziamo per tutto questo e ti auguriamo di continuare la tua missione sacerdotale come hai sempre fatto in tutti questi anni, celebrando ogni giorno la santa messa come fosse la prima, come fosse l’ultima, come fosse l’unica, per tutti noi che ti vogliamo bene.
Cosimo Luccarelli
Grottaglie, 4 settembre 2011
A presto!
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